giovedì 28 novembre 2013

Emilio Marrese puntuale e preciso come sempre

Emilio Marrese: "Un cocker per Guaraldi"

Creato 28 Novembre 2013 Scritto da ZerocinquantunO
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Emilio Marrese (Repubblica) cosa pensa dell'operazione simpatia di Guaraldi & C.?

Penso che non sia questione di simpatia o antipatia. Guaraldi, spaventato dalle contestazioni e soprattutto da un’ormai raggiunta unanimità di giudizio (negativo) nei confronti della società, ha sofferto di un'improvvisa carenza d'affetto. Così ha aperto un canale diretto con una radio che gli fa - giustamente dal canto suo perché si vive di audience - da megafono e filo diretto con la città, aprendo il bunker di Casteldebole, e l'altra sera insieme ai suoi soci ha chiamato un po' di cronisti per una bicchierata e per rivolgere la domanda, finto ingenua, "ma perché ce l'avete tanto con noi che siamo tanto buoni e facciamo quel che possiamo?". Un grande classico melodrammatico già visto su questi schermi decine di volte da chi purtroppo ha un po' di anni alle spalle. Il titolo è "facciamo quadrato". Il sottotitolo è “stappiamo una bottiglia insieme così smettete di rompermi le balle”.

Detto che se uno vuole affetto si compra un cocker e non una squadra, fossi stato a Bologna tra gli invitati avrei spiegato a Guaraldi che la simpatia non c'entra proprio niente e nessuno ce l'ha con lui/loro per partito preso. Dirò di più: a me Guaraldi - mai visto dal vivo - mi fa pure simpatia istintiva, a guardarlo in tv e a sentirlo parlare, come può fare simpatia, senza offesa, il ruspante macellaio sotto casa o il bonario pediatra di famiglia. Quando lo vedo balanzonissimo soffrire e fumare come una ciminiera in tribuna, accanto al maestro Fio Zanotti che sembra sempre appena uscito da una lavatrice, provo simpatia, davvero. Dirò ancora di più: non ci sarebbe nemmeno nulla di male se ci guadagnasse a costruire il Centro Tecnico, perché nessuno crede alle favole e si sa che ogni imprenditore - rarissimi mecenati esclusi - entra nel calcio, azienda in perdita pressoché certa, per un tornaconto personale, che sia la costruzione di villette, la vetrina, la vanagloria, l'indotto di rapporti eccetera. Ma deve capire che il Centro Tecnico non è una priorità della collettività e, se la squadra va in B, non lo è più manco del presidente: se uno fa una buona squadra, poi può anche trasformare Granarolo in Hong Kong e nessuno fiata (a parte forse gli abitanti di Granarolo). Guaraldi non deve cercare spiegazioni dietrologhe alle critiche che riceve: se dà l'esclusiva a tizio o caio chissenefrega, nessuna ripicca, nessuno si indispettisce. Repubblica continua a uscire tutti i giorni anche senza le sue interviste, così come il Carlino, o èTv senza le partite registrate. E' una ruota che gira, non s'offende nessuno, davvero.

Quello del presidente è un ruolo nel mirino in tutte le città d'Italia, come l'allenatore, l'arbitro o il giornalista: tutti vengono criticati e attaccati a ogni latitudine, perché fa parte del gioco. Non c'è proprio niente di personale né alcun disegno dietro. (Anzi, casomai diffidi di più di quelli che non criticano...) Gazzoni portò Baggio, la semifinale Uefa ed era sempre sotto schiaffo, Dall'Ara portò cinque scudetti (uno ogni sei anni di presidenza in media) e i tifosi lo fecero scendere dall'autobus: eppure aveva avuto risultati migliori di quelli che sbandiera Al Bano. Perché? Perché questo è il calcio, industria che produce e campa di emozioni, che per definizione sono irrazionali.

Il punto che cerchiamo di spiegargli da anni è che, avendo di calcio più esperienza di lui, se continua a gestire così il Bologna finisce male lui, i suoi soci e, quel che ci preme di più, la squadra. Tutto qua. Lo ripetiamo per l'ennesima volta? Okay. Non si ottengono risultati alla lunga se non si investono denari: non è una colpa non averne (figuriamoci, vedesse il mio conto in banca...), ma è una colpa se si pensa di poter fare calcio a livello accettabile negli anni senza averne né possedere competenze da far fruttare. Se vi avevano raccontato di poter fare calcio a costo zero, siete fessi ad averci creduto. Con tutto il rispetto. Non si ottengono risultati vendendo continuamente i pezzi buoni sul mercato senza allevarne contemporaneamente altri: Cristaldo è anche un buon giocatore, per esempio, ma non è tuo, mentre ciò che hai costruito in casa, Capello, l'hai venduto prima ancora che entrasse in campo. Se il basilico (ripeto questa metafora che mi è cara) lo spenni continuamente senza annaffiare il vaso, finisce. È un concetto così complicato? Non si ottengono risultati se i pochissimi denari che hai li devi spendere per pagare frotte di giocatori che nemmeno vanno in campo o comunque sono riserve - la lista è lunga -, se il monte ingaggi aumenta anziché calare, se paghi tre portieri per farne mezzo, se paghi tre centravanti per farne mezzo etc etc. Questa è malagestione. E se uno combina pasticci deve prima di tutto accorgersene, poi ammetterlo e infine cambiare rotta.